Presentato il Piano strategico del Turismo dal ministro del
Turismo, Piero Gnudi, che ha svolto nel Consiglio dei ministri del 18 gennaio
una relazione sui contenuti e sulla metodologia di lavoro che ha portato alla
stesura del primo "Piano strategico per lo sviluppo del turismo in
Italia". E il Consiglio dei ministri ha preso atto del lavoro istruttorio
finora fatto.
Il documento, sulla base di un'analisi sistematica del
settore turistico, individua i fattori di criticità, attrattività e
competitività del nostro Paese nel contesto internazionale e prospetta un
quadro di linee guida strategiche per il consolidamento e il rilancio
dell'intera filiera. E le linee di intervento individuate sono: governance,
rilancio dell'Agenzia nazionale del turismo, miglioramento dell'offerta, incremento
della ricettività, trasporti e infrastrutture, formazione e competenze,
investimenti. Sono linee 61 azioni, realizzabili in tempi compresi tra i tre
mesi e i cinque anni.
Nelle premesse al Piano si evidenzia che il contributo del
turismo al prodotto interno lordo dell'Italia ammonta a oltre 130 miliardi di
euro (circa il 9% della produzione nazionale) e le persone impegnate in questo
settore sono circa 2,2 milioni (un lavoratore su dieci). Il turismo esprime
inoltre un notevole potenziale per ciò che riguarda la comunicazione e
l'integrazione interculturale, due elementi rilevanti in un mondo divenuto
multi-polare.
Serve per rilanciare il settore un radicale cambiamento
nell'approccio ai problemi del turismo. Il piano dovrà essere aggiornato ogni due
anni per un quinquennio, in modo da farlo diventare un irrinunciabile strumento
operativo sia per le istituzioni statali e regionali sia per i singoli
operatori.
"Questo piano strategico - afferma il ministro Gnudi -
costituisce un primo passo per indirizzare questa evoluzione al fine di
consolidare il vantaggio competitivo dell'Italia e di contribuire allo sviluppo
dell'economia e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Secondo alcune stime
conservative, le azioni contenute in questo piano possono tradursi in circa 30
miliardi di Euro di incremento del PIL e in 500.000 nuovi posti di lavoro entro
il 2020. Si tratta di un'opportunità che il Paese non può non cogliere e di una
responsabilità inderogabile verso le nuove generazioni".
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