Il calo dei prezzi dei cereali e dei semi oleosi di questa
settimana sui mercati americani ed europei mostra, in modo inequivocabile,
quanto pesi la componente speculativa e finanziaria sulle materie prime. Pur in
assenza di dati macro importanti, tali da giustificare un calo così marcato dei
prezzi, il future del wheat cala dai 9,30 dollari per bushel della scorsa
settimana ai minimi di periodo di 8,40 dollari per bushel. Un calo di circa un
dollaro che non trova riscontro e giustificazione in un mercato fisico ancora
in forte pressione e con una crisi strutturale non superabile in una sola
settimana.
Cos’è successo, allora, sui mercati dei cereali? Oggi i
grandi fondi speculativi cercano di ricavare più profitti possibili anche dalle
commodities, inserendo nel proprio portafoglio consistenti quantitativi di
contratti di qualsiasi tipo di materia prima. Non essendo però operatori del
settore, ma solo alla ricerca di una speculazione diretta sul prezzo, è
necessario che i mercati azionari siano stabili. Quando inizia a esserci pressione
sui listini azionari, coma sta accadendo in questi giorni e come abbiamo visto
nel mese di maggio e giugno scorso, ecco che prudentemente gli operatori
finanziari chiudono le posizioni in portafoglio in attesa di notizie più
positive dai mercati. Tali operazioni creano sempre dei forti scossoni sui
prezzi così come accaduto in questi giorni. Da qui l’importanza di un’attenta
analisi tecnica sui prezzi a termine, quale valido sistema in grado di fornire
preziose indicazioni agli operatori del settore. L’unico dato interessante emerso in questi
giorni dai mercati internazionali riguarda la soia, con la notizia della
cancellazione da parte della Cina di importanti ordinativi di acquisto dagli
Stati Uniti. Adesso il prezzo a termine si trova sui 13,81 dollari per bushel,
esattamente sul primo target di periodo indicato.
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