martedì 20 novembre 2018

PAC, “Premiare le aziende che puntano a sostenibilità e qualità”


“Irraggiungibile il tetto di spesa per le tematiche ambientali fissato al 25% dei finanziamenti sull’ortofrutta dalla Pac 2021-2027 attualmente in discussione. Sarebbe più praticabile concentrare le risorse su una voce più generale di sostenibilità che premi la qualità delle produzioni”.

Questa una delle linee guida della proposta di emendamenti alla Pac che il Copa-Cogeca presenterà entro il 3 dicembre prossimo in Commissione Ue.

Se n’è parlato nel corso del convegno ‘La sostenibilità come fattore di competitività per le organizzazioni delle produzioni ortofrutticole nel contesto della Pac 2020’ che si è tenuto venerdì scorso alla fiera di Bolzano durante Interpoma.

‘Oggi le realtà aggregate – precisa Davide Vernocchi, coordinatore settore Ortofrutticolo dell’Alleanza cooperative agroalimentari – e quindi quelle più propense a spendere e più organizzate nella gestione delle risorse, arrivano a stento a spendere il 10% delle risorse per l’ambiente e, in questo caso, stiamo parlando di produttori che hanno portato al 90% la produzione integrata. La soglia a cui punta la Commissione per le tematiche ambientali, ossia 25% dei finanziamenti all’ortofrutta, è irraggiungibile anche in considerazione del fatto che più del 50% del comparto produttivo europeo non è aggregato. Per evitare di avere dei gap di spesa avrebbe più senso puntare alla sostenibilità e a premiare le aziende che lavorano sulla qualità del prodotto”.

Insomma, con questa serie di emendamenti si aprirebbe un nuovo capitolo per soggetti fino ad ora mai presi in considerazione dalla Pac, vocati per mission aziendale, alla massimizzazione della qualità delle produzioni. Si pensi, ad esempio, a tutto il filone delle macchine selezionatrici hi-tech.

“Nell’ultimo incontro a Parigi – ha chiarito Philippe Appeltans, direttore generale di Belorta (Belgio) e presidente del Gruppo Ortofrutta Copa-Cogeca – delle rappresentanze europee del comparto, abbiamo fatto il punto definitivo degli interventi strutturali che chiediamo vengano fatti sulla Pac 2021-2027. Vorremmo che si mettesse l’accento sulla prevenzione delle distorsioni della concorrenza anche attraverso la sussidiarietà e gli interventi fiscali appropriati. Con riferimento alle spese ambientali, la soglia di spesa del 25% non è giustificata, inoltre, dall’impatto ambientale del comparto che è fra quelli dell’agricoltura che emette meno CO2 in atmosfera”.

Su questo punto, il problema è che non esistono degli indici di legge che valutino e classifichino l’impatto ambientale, ossia l’impronta verde delle singole attività/macchine/trattamenti dei produttori applicati ad ogni singola coltura. Questo è uno dei motivi per cui il brand ‘Made Green in Italy’ del ministero dell’ambiente sia ancora in una fase di limbo e stenti a decollare.

Qualcosa si sta facendo livello europeo, tramite l’Enea, ed altre istituzioni comunitarie, per cercare di colmare questo gap importante sul quale nonostante tutto si sta costruendo una politica di spesa così importante che incide da un quarto a un terzo del totale dei finanziamenti europei.

L’altro grande tema della riforma Pac è stato affrontato da Paolo De Castro, vicepresidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, e riguarda il coordinamento ‘dall’alto’ dei Psr. “Una mossa ispirata al buon senso – ha spiegato De Castro – ma che rischia di tradursi in una centralizzazione delle politiche europee ed uno spostamento delle risorse attualmente destinate al secondo pilastro della Pac, ossia ai Psr, verso il primo che è gestito direttamente dai governi. È innegabile che occorra lavorare per implementare il coordinamento dei programmi di sviluppo rurale ma questo non può e non deve tradursi in una nuova era delle nazionalizzazioni che rischia, peraltro, di intaccare il valore identitario delle nostre produzioni”.

“Uno spostamento delle risorse dal secondo al primo pilastro – conclude Herbert Dorfmann, membro Commissione Agricoltura del Parlamento europeo – rischia inoltre di creare distorsioni della concorrenza date, ad esempio, dai premi accoppiati che si potrebbero generare in vari settori. Lo abbiamo imparato dopo 20 anni di programmi operativi. È bene che finalmente si ragioni su una riforma della Pac ma bisogna farlo tenendo bene a mente le sfide del futuro che sono, sostanzialmente quella della sostenibilità e della ricerca di nuovi mercati”.

Mariangela Latella

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