martedì 6 novembre 2018

“Più sapori e meno caporali? Paghiamo ai contadini il giusto prezzo”


Campi che trattengono i gas serra invece di emetterli. Che consolidano il terreno invece di indebolirlo. Che difendono il lavoro invece di rafforzare il caporalato. Costo dell’operazione: 20 centesimi al chilo in più per la passata di pomodoro. Cioè un compenso che rispetti i diritti di chi si china sulla terra e dellaterra stessa. E’ questa la sintesi della campagna per il giusto prezzo del cibo lanciata da EcorNaturaSì, la principale catena di distribuzione del bio, in collaborazione con Legambiente.

“Chi entra in un negozio alimentare sa quanto paga il prodotto ma non quanto è stato pagato dal commerciante: si gioca a carte coperte”, spiega Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì. “Ma la corsa al prezzo sempre più ridotto ha portato l’agricoltura convenzionale a un abbassamento della qualità dei cibi, al lavoro in condizioni inaccettabili, all’impoverimento della terra. E ora che il bio va di moda c’è la tentazione di riproporre in questo settore la stessa logica. Noi non ci stiamo e abbiamo deciso di mettere in chiaro i prezzi: diamo 33 centesimi a chi ci fornisce un chilo di passata di pomodoro, contro gli 8 pagati dal convenzionale e i 13 del bio di base”. “Bisogna dire cosa c’è dietro i prezzi, poi ognuno fa le sue scelte. Non si può lottare contro il caporalato e comprare i pomodori a un prezzo possibile solo usando lavoratori trattati come schiavi”, aggiunge Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. “Senza contare l’effetto ambientale che un’agricoltura ad alto uso di chimica di sintesi produce”.

Da attività collegata ai cicli della natura l’agricoltura si è trasformata in un fattore di destabilizzazione climatica. In Italia l’11% dei gas serra deriva direttamente dalle pratiche agricole e l’ultimo rapporto del Club di Roma (Come On!) ricorda che “oggi l’agricoltura si rivela il business più costoso e con margini di profitto drammaticamente negativi se le spese esterne si aggiungono al costo di produzione”. Cioè sarebbe un’attività in perdita se calcolassimo i danni prodotti all’ambiente. “Con le tecniche biologiche invece si può contribuire a frenare la pressione del cambiamento climatico”, ricorda Paolo Carnemolla, presidente di FederBio. “A patto di non cercare scorciatoie e deroghe. Il bio ha da anni una crescita a due cifre perché un numero sempre maggiore di persone mette la qualità del cibo in testa alle priorià: pagare agli agricoltori prezzi troppo bassi significa avere un prodotto non all’altezza delle attese di chi compra bio. Per questo, anche attraverso la nostra campagna Cambia la terra, rilanceremo la questione del giusto prezzo”.

Un punto di vista che comincia a mutare le regole del gioco. Goel, un gruppo cooperativo calabrese in prima linea nella lotta contro il caporalato e le mafie, è riuscito a organizzarsi assicurando ai produttori un prezzo di 40 centesimi al chilo per le arance. E’ otto volte più di quello offerto dai mediatori protetti dalle cosche. “Si tratta di moltiplicare i casi virtuosi per evitare che i coltivatori onesti siano costretti ad abbandonare e si crei un asse tra agricoltori mal pagati e consumatori mal nutriti”, propone Carlo Triarico, presidente dell’Associazione biodinamica.

Autore: Antonio Cianciullo
Fonte: Reppubblica.it Sapori

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