I terreni agricoli montani sono stati finora esenti
dal pagamento dell’Imu. Ma è di questi giorni l’approvazione del decreto
interministeriale 28 novembre 2014, in corso di pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale, che ha rimodulato l’applicazione dell’esenzione dall’Imu, in
attuazione di quanto previsto dall’articolo 22, comma 2, del decreto legge n.
66 del 2014. In pratica il decreto, pubblicato il 1° dicembre 2014 sul sito
internet del Mef, riduce drasticamente l'elenco dei Comuni considerati montani.
I soggetti obbligati al versamento dell’Imu per l’anno 2014 sulla base di detto
decreto devono effettuarlo in un’unica rata entro il 16 dicembre 2014. In
particolare, il decreto stabilisce che sono esenti i terreni agricoli dei
comuni ubicati a un’altitudine di 601 metri e oltre, individuati sulla base
dell’“Elenco comuni italiani”, pubblicato sul sito internet dell’Istituto
nazionale di statistica (Istat), tenendo conto dell’altezza riportata nella
colonna “Altitudine del centro (metri)”; i terreni agricoli posseduti da
coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, iscritti nella
previdenza agricola, dei comuni ubicati a un’altitudine compresa fra 281 metri
e 600 metri, individuati sulla base del medesimo elenco. "Inaccettabile ed
inaudito appesantire gli agricoltori di una gravosa imposta tra appena 14
giorni”. Lo sottolinea Agrinsieme che contesta vigorosamente la decisione del
governo di aggravare gli agricoltori con un aumento di imposta. “Se fosse
confermato con la pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale si
tratterebbe - stigmatizza il Coordinamento di Cia, Confagricoltura ed Alleanza
delle Cooperative agroalimentari - di un atto di inaudita gravità da parte del
governo e dei ministri competenti, dell’Economia e delle Finanze, dell’Interno
e delle Politiche agricole, in violazione dei più elementari diritti ai più
elementari diritti riconosciuti ad ogni contribuente dal nostro ordinamento, di
certezza del tributo, sostenibilità dell’imposta, temporalità del pagamento dei
tributi”. “Gran parte della maggiore imposta Imu di 350 milioni – osserva
Agrinsieme - ricadrebbe sugli agricoltori, con importi in molti casi, di alcune
migliaia di euro, che entro due settimane dovrebbero calcolare l’imposta e
versarla; oltre tutto in una condizione di forte criticità per il settore ed in
particolare per coloro che sono stati colpiti da avversità atmosferiche e
rischiano, in una condizione di estremo disagio, di dover corrispondere l’Imu
anche su terreni agricoli colpiti da calamità naturali. Agrinsieme aveva
chiesto al ministero dell’Economia e delle Finanze il necessario rinvio,
ricordando quanto sancito nello “Statuto del contribuente” che vieta di
prevedere adempimenti a carico dei contribuenti prima di 60 giorni dalla
entrata in vigore di provvedimenti di attuazione di nuove leggi.
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