Inizialmente
programmati per l’utilizzo in ambito militare, i droni sono oggi impiegati in
svariati ambiti civili: sono per esempio utilizzati in campo fotografico, così
da riuscire a scattare fotografie e riprendere video che si potrebbero
realizzare solamente a bordo di un aeroplano o comunque ad un’altezza molto
elevata e con una spesa nettamente superiore. Ma soprattutto i droni vengono
utilizzati sempre più spesso nell’ambito dell’agricoltura. Grazie a questi
velivoli è possibile avere il controllo sui campi e sulle culture: il drone ha
infatti la capacità di individuare una pianta nociva che potrebbe infettare le
altre e mettere così in ‘quarantena’ la pianta, che viene praticamente
‘derubata’ della riserva di acqua a lei destinata per essere distribuita a
quelle sane. Infine, tramite un mezzo di comunicazione disposto a terra che
comunica con il drone, il primo avrà un semplice compito, ossia quello di individuare
la pianta infettiva ed eliminarla letteralmente, prevenendo così il rischio di
una grave infezione sul resto del raccolto. Il compito di un drone nel campo
dell’agricoltura è sostanzialmente questo: eliminare ciò che non va o che è
nocivo, dando modo agli agricoltori di espandere il raccolto, piuttosto che
dimezzarlo a causa di una o più piante nocive che possono infettare il resto
della cultura. Tramite questo mezzo è possibile sorvolare ettari ed ettari di
terreno, in modo del tutto autonomo, analizzando ogni singolo centimetro di
terreno semplicemente inserendo dei dati e grazie all’utilizzo di una mappa, la
quale ci aiuterà inoltre a decifrare la quantità di fertilizzante necessario
per tutto il nostro acro di terra. Inoltre i droni potranno essere utilizzati
per qualsiasi tipo di culture, passando alle erbacee e finendo al vitigno,
seppur in questo secondo caso il processo sia leggermente più difficile. È
attualmente in corso un progetto della Commissione europea grazie alla quale si
hanno i fondi necessari per mettere in atto questo processo di studio che
potrebbe stravolgere completamente l’agricoltura a livello mondiale. Al
progetto parteciperanno diverse aziende, ma anche un’università svizzera, una
francese e una tedesca, senza certamente dimenticare i centri di ricerca che
sono fondamentali in un progetto simile. La finalità di questa ricerca è quella
di riuscire a utilizzare al meglio i droni, riuscendo a trovare delle soluzioni
che risolvano i problemi come quelli citati prima, ovvero l’infezione di un
intero raccolto o l’estrapolamento di una pianta infetta. Il progetto, che come
detto è stato sostanziato dalla Commissione europea, ha un valore di quasi 5
milioni di euro. L’altro scopo di questo progetto è quello di riuscire a
classificare tutte le erbe che potrebbero mettere a rischio il nostro raccolto
e valutare la funzionalità dei trattamenti che avverrebbero tramite questi
apparecchi robotici. Intanto
i mercato dei droni procede a gonfie vele ed è previsto un aumento delle
vendite di aerei-robot, complice anche il fatto che un comune drone fornito di
fotocamera può avere un prezzo economico, partendo dai 50 ai 1.000 euro per
arrivare a svariate migliaia di euro a seconda dell’attrezzatura aggiuntiva.
Sicuramente il mercato dei droni è più avanzato negli Stati Uniti d’America, ma
è anche vero che il fenomeno sta iniziando a marciare anche nel contiente
europeo. Sono ormai molte, infatti, le fabbriche destinate alla costruzione dei
droni, il cui numero si aggira intorno alle 700. Infine ciò che cresce a
dismisura è il numero delle scuole per piloti dedicate a coloro che vogliono
utilizzare i droni, dal momento che 7 mesi fa è stata istituita una legge
secondo la quale, per pilotare il piccolo aereo-robot, si ha bisogno di un
patentino speciale. Al momento sono
riportate piccole cifre, ovvero 46 attività regolari e 80 in attesa di
approvazione, ma è molto probabile che questi numeri crescano ancora.
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