Denunce,
sequestri e controlli sembrano non bastare a fermare le Agromafie, l’Italian
Sounding e la vendita di falsi prodotti agroalimentari italiani tramite
l’e-commerce. Dal rapporto 2015 su questo malaffare redatto da Coldiretti,
Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema
agroalimentare emerge che il business dell’agromafia è cresciuto del 10 per
cento in un anno e ha raggiunto i 15,4 miliardi di euro nel 2014. L’Italian
Sounding, ovvero l’alterazione, sofisticazione e contraffazione dei prodotti
tipici italiani- secondo il Terzo Rapporto Agroamafie 2015- potrebbe superare
gli oltre 60 miliardi. Una reale minaccia di pericolo arriva- sostiene poi lo
studio- dall’e-commerce:l’incremento nel nostro Paese- si spiega- è stato del
17% rispetto all’anno precedente, per un volume economico pari a 13,2 miliardi
di euro, con il settore agroalimentare che si colloca, forse a sorpresa, al
secondo posto, tra quelli che pesano maggiormente sulle vendite online con una quota del 12%. Accanto ad esperienze
positive di successo la Rete viene usata spesso- si legge in una nota- come
porto franco e diviene uno dei canali ideali per la diffusione dell’Italian
sounding. Ecco allora in vendita su Internet il kit per il vino liofilizzato
“Fai da te” con false etichette dei migliori vini Made in Italy, ma anche il
kit per il falso Parmigiano Reggiano, il falso Pecorino Romano ed altri celebri
formaggi nostrani come la mozzarella, la ricotta e l’asiago. Le confezioni di
questi “Cheese kit” contengono polveri, recipienti, termometri, colini ed altri
oggetti, con le istruzioni per la preparazione. Agli acquirenti viene garantito
di ottenere i diversi formaggi tipici italiani in tempi brevi che variano dai
30 minuti ai due mesi. Diffusi in Nuova Zelanda, Australia e Canada, questi kit
presentano etichette che richiamano il tricolore ed utilizzano la denominazione
“Italian Cheese”. Tra gli alimenti per i quali si riscontrano frodi più
frequenti ci sono i prodotti tipici
della tradizione locale e regionale (32%), i prodotti Dop e Igp (16%) ed i
semilavorati (insaccati, sughi, conserve, ecc.,12%). Tra le categorie
contraffatte il primato negativo spetta ai formaggi Dop; seguono le creme
spalmabili e i salumi. Il rapporto sui crimini agroalimentari evidenzia inoltre
la penetrazione delle organizzazioni malavitose nell’economia legale. In
particolare quello della ristorazione è uno dei settori maggiormente
appetibili. Lo studio segnala che sono almeno 5.000 i locali della ristorazione
nelle mani della criminalità organizzata nel nostro Paese. Infine si segnala il
money dirtying, fenomeno esattamente speculare al riciclaggio nel quale i
capitali sporchi affluiscono nell’economia sana. Si chiarisce tra l’altro che
nel money dirtying sono i capitali puliti ad indirizzarsi verso l’economia
sporca. Ad oggi viene infine precisato che almeno un miliardo e mezzo di euro
transitano sotto forma di investimento dall’economia sana a quella illegale
ovvero circa 120 milioni di euro al mese, 4 milioni di euro al giorno.
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