Il 68% delle giovani agricoltrici non ottiene il
credito richiesto e la situazione non è migliore per quanto riguarda le domande
di finanziamento pubblico: per averlo passano in media quasi due anni, mentre
soltanto i costi burocratici legati all’avviamento aziendale ammontano a circa
7 mila euro l’anno. L’associazione femminile della Cia, Donne in Campo,
commenta così i dati diffusi da Rete imprese Italia imprenditoria femminile. "Le giovani aziende 'rosa' hanno una forte
spinta innovativa: in un caso su due praticano agricoltura multifunzionale con
una produzione diversificata e sostenibile e dedicano tanta attenzione al
sociale tra fattorie didattiche e agri-asili, ma ci sono tuttora forti
discriminazioni nell’accesso al credito -spiega Donne in Campo Cia- mentre
servirebbero garanzie precise da parte di banche e istituzioni, per esempio
studiando un progetto sul microcredito specifico per la categoria
o un fondo 'ad hoc'". L'associazione sottolinea che oggi,
soprattutto per gli investimenti iniziali, resta indispensabile il sostegno
della rete familiare, che finisce per sostituire la banca o l’istituto di
credito: in otto casi su dieci le nuove leve dell’agricoltura sono aiutate
dalla famiglia nella fase di start-up aziendale, per l’acquisto della
terra (65%), per i macchinari (45%) e per la burocrazia di partenza (56%). "Bisognerebbe dare maggiore fiducia,
visibilità e soprattutto aiuto alle giovani agricoltrici, tanto più che in una
fase di disoccupazione femminile così elevata il settore primario diventa
un’opportunità, in particolare al Sud -osserva Donne in Campo Cia-. Oggi sono già 44.128 le aziende agricole
con a capo una donna di età compresa tra i 18 e i 40 anni, pari al 15,4 per
cento. Percentuali più alte della media si riscontrano sia nel Nord-Ovest (22%)
che nel Mezzogiorno (17%), dove si trova quasi la metà delle imprese rosa
(20.369) condotte da 'under 40' ".
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