martedì 7 febbraio 2017

L’agricoltura non ha bisogno di nuove leggi, ma di dirigenti capaci

Anche se un nuovo anno è iniziato, all’orizzonte della politica agricola italiana non si vede uno spiraglio di miglioramento. Per capire cosa c’è che non va, prendiamo come esempio la burocrazia, con la sua montagna di norme difficili da leggere, da capire e da interpretare che tormentano i sonni dei nostri imprenditori agricoli.

“Agricoltura 2.0”: un pacchetto di norme mai applicate

Il governo aveva sbandierato il varo di “Agricoltura 2.0”, un pacchetto di misure descritte minuziosamente nella homepage del sito web del Ministero dell’agricoltura, che avrebbero dovuto risolvere almeno in parte la lentezza della elefantiaca macchina burocratica. Ma come ha sottolineato di recente l’agronomo Angelo Frascarelli dalle colonne di Terra e Vita, di “Agricoltura 2.0” si è solo parlato per mesi e mesi, perché per ora nessun agricoltore, agronomo o Caa ha potuto toccare con mano alcun miglioramento. I buoni propositi della tanto sbandierata semplificazione sono rimasti tali e addirittura quello che prima funzionava almeno un po’, ora è peggiorato: pensiamo alla domanda Pac, ai pagamenti, alla domanda per il gasolio agevolato, ai Psr.

Il “Collegato agricolo” potrebbe diventare carta straccia

Altro versante scandaloso è quello del “Collegato agricolo“, che contiene alcuni interventi importanti tra i quali il riordino di Agea, gli strumenti di gestione del rischio, le nuove norme sulla regolazione dei mercati, il codice agricolo, il ricambio generazionale. Ma che fine hanno fatto questi provvedimenti?

Gli interventi più rilevanti per l’agricoltore sono leggi-delega, quindi non immediatamente esecutive; pertanto si dovrà attendere che il governo emani gli appositi decreti attuativi che poi dovranno essere discussi dal parlamento. Ma se si andrà prima alle elezioni, il “Collegato agricolo” sarà carta straccia!

I politici non fanno il loro dovere

Dunque i politici cosa fanno? Scrivono tante leggi che poi non applicano. Quello che invece dovrebbero fare è nominare dirigenti capaci di creare procedure snelle ed efficaci, facendo funzionare un Paese che invece è bloccato dai suoi apparati. Inoltre quei dirigenti, se mai ci fossero, dovrebbero ascoltare gli operatori per capire le problematiche reali, creando condivisione e trovando soluzioni innovative per rendere più semplice la vita delle imprese per far crescere occupazioni e redditi.

È il libro dei sogni? Purtroppo sì.


 Articolo tratto da “il nuoo agricoltore” di Roberto Bartolini

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