La svolta naturalistica degli italiani spinge il ritorno
delle erbe dalla tavola alla farmacia, dalla cosmetica alla moda con un boom
che porta il consumo nazionale a 25 milioni di chili nel 2018. È quanto emerge
da un’analisi della Coldiretti divulgata in occasione della presentazione del
progetto di Bonifiche Ferraresi (BF), la più grande azienda agricola biologica
in Italia per estensione, che prevede in Sardegna importanti investimenti per
la coltivazione di erbe officinali per la produzione delle tisane 100% con
materia prima italiana a marchio “Le Stagioni d’Italia”.
Secondo i dati riportati nel Piano di settore delle piante
officinali, sono circa tremila le aziende agricole italiane impegnate con una
superficie coltivata a piante aromatiche, medicinali e da condimento di oltre
7mila ettari che coprono però appena il 30% del fabbisogno nazionale mentre il
restante 70% viene soddisfatto dall’estero, secondo una stima della Coldiretti.
Il settore delle piante officiali si sta dimostrando particolarmente attrattivo
anche per i giovani che nelle loro aziende riservano una parte delle
coltivazioni a queste preziose piante dai tanti benefici, ne è un esempio il
Podere Malvarosa di Raffaella Irenze.
Le potenzialità del settore in Italia sono notevoli con la
produzione nazionale che potrebbe più che raddoppiare con notevoli effetti
sull’occupazione e sull’indotto, limitando la dipendenza dall’estero a quelle
piante esotiche che per condizioni climatiche e ambientali non sono
realizzabili in Italia.
La Cina è il principale produttore mondiale tanto che circa
¼ delle erbe officinali utilizzate dall’Italia provengono dal gigante asiatico.
Si tratta però di prodotti che spesso non rispettano gli stessi standard di
sicurezza alimentare, ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori
vigenti in Italia come dimostra il fatto che Pechino è ai vertici mondiali per
allarmi alimentari secondo l’analisi del sistema di allerta rapido europeo
(Rassf)
“È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini
nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli
alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo
percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute” afferma il
presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “l’importanza di
sostenere gli investimenti nazionali in un settore in forte crescita come
quello delle erbe officinali. Ma – conclude Prandini – per combattere la
concorrenza sleale e consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto
consapevoli, occorre rendere obbligatoria l’etichettatura di origine dei
prodotti officinali, integrando adeguatamente la riforma del settore approvata
dopo oltre 90 anni dalla Legge 6 gennaio 1931, n. 99, che disciplinava
coltivazione, raccolta e commercio delle piante officinali”.
Fonte: Redazione Giovani Impresa
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