La frutta non frutta? L’Italia ha perso dal 2000 (dati
Istat) un terzo degli impianti (soprattutto agrumi, pesche, pere), ma qualcosa
sta cambiando. La riscossa parte da un nostro storico tallone d’Achille: la
capacità di organizzare la produzione, non solo dal punto di vista commerciale
ma anche produttivo. La frutticoltura è infatti l’unico settore che conserva
una nutrita rete di tecnici. Merito di una Ocm che affida alle Op
(Organizzazioni dei produttori) anche il compito di fornire ai soci
l’assistenza necessaria per “applicare pratiche colturali rispettose per
l’ambiente”. Una peculiarità troppo spesso sotto traccia. «Sono oltre 200 –
spiega Giampiero Reggidori – i tecnici che fanno riferimento al Gruppo Apo Conerpo
in 8 regioni italiane. Sono le sinergie tra questa rete, i supporti e i
disciplinari di produzione integrata allestiti dalle Regioni che permettono di
soddisfare i diversi standard richiesti dalla gdo italiana e straniera». «Il
95% dei soci di Agrintesa – afferma Maurizio Foschini, tecnico di questa coop
faentina – aderisce ai Dpi regionali». Un compito agevolato da una rete di 30
professionisti. La tempestività d’intervento (oltre 4mila le aziende seguite) è
garantita anche dall’elaborazione di Bollettini tecnici settimanali. «Così –
continua– è stato possibile far fronte nel 2014 ad emergenze come l’attacco di
Drosophyla suzukii su ciliegio o all’anomalo andamento delle infezioni di
monilia». Un modello di organizzazione che ora affronta la sfida della qualificazione
professionale. Dal prossimo novembre anche i tecnici delle Op dovranno infatti
essere abilitati secondo quanto prevede il Pan (Piano di azione sugli usi
sostenibili – si veda Terra e Vita 47/2014 pag. 6). L’Emilia-Romagna è avanti:
la rete tecnica di Agrintesa ha già preso parte ai primi corsi di formazione
(25 ore) per consulenti organizzati in questa regione. Altrove il rapporto tra
amministrazioni locali e Op potrebbe invece presto trovare nuovi equilibri. «La
rete dell’Op Assofruit di Scanzano Jonico (Mt) – descrive Giuditta Signorella –
è formata da 5 tecnici che dipendono direttamente dalla struttura. Inoltre
diverse aziende associate hanno un proprio tecnico interno». In questo modo
vengono coperti tutti i 3mila ettari di drupacee, agrumi e fragola di questa Op
concentrati soprattutto tra Basilicata, Puglia e Calabria. Alcune regioni del
Sud accusano ritardi nella predisposizione dei supporti necessari per favorire
l’adozione dei sistemi di produzione integrata. La nuova Pac, con l’imminente
riprogrammazione dei Psr consente di porre rimedio a questa situazione. «La
Basilicata ad esempio – informa Nicola Vallinoto, libero professionista che
opera in Assofruit – punta a favorire le società private di consulenza in grado
di fornire servizi come il trasferimento di conoscenze previsto dal Pan (la
regione ha appena “privatizzato” anche il controllo funzionale delle
irroratrici ndr)». Una “valorizzazione” del contributo dei tecnici che potrebbe
essere ottenuto modificando le modalità di accesso ai contributi all’assistenza
tecnica previsti dal Psr. Nella misura 114 della vecchia programmazione
passavano infatti indirettamente attraverso le aziende agricole che ne facevano
ricorso. Nel nuovo Psr queste risorse dovrebbero invece essere indirizzate
direttamente alle società di consulenza. Un modo per rendere il valore (e il
costo) dell’assistenza tecnica più esplicito. Si tratta del resto di un fattore
chiave per la nostra competitività: solo così la frutta continuerà a fruttare.
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