lunedì 9 febbraio 2015

I guardiani della frutta

La frutta non frutta? L’Italia ha perso dal 2000 (dati Istat) un terzo degli impianti (soprattutto agrumi, pesche, pere), ma qualcosa sta cambiando. La riscossa parte da un nostro storico tallone d’Achille: la capacità di organizzare la produzione, non solo dal punto di vista commerciale ma anche produttivo. La frutticoltura è infatti l’unico settore che conserva una nutrita rete di tecnici. Merito di una Ocm che affida alle Op (Organizzazioni dei produttori) anche il compito di fornire ai soci l’assistenza necessaria per “applicare pratiche colturali rispettose per l’ambiente”. Una peculiarità troppo spesso sotto traccia. «Sono oltre 200 – spiega Giampiero Reggidori – i tecnici che fanno riferimento al Gruppo Apo Conerpo in 8 regioni italiane. Sono le sinergie tra questa rete, i supporti e i disciplinari di produzione integrata allestiti dalle Regioni che permettono di soddisfare i diversi standard richiesti dalla gdo italiana e straniera». «Il 95% dei soci di Agrintesa – afferma Maurizio Foschini, tecnico di questa coop faentina – aderisce ai Dpi regionali». Un compito agevolato da una rete di 30 professionisti. La tempestività d’intervento (oltre 4mila le aziende seguite) è garantita anche dall’elaborazione di Bollettini tecnici settimanali. «Così – continua– è stato possibile far fronte nel 2014 ad emergenze come l’attacco di Drosophyla suzukii su ciliegio o all’anomalo andamento delle infezioni di monilia». Un modello di organizzazione che ora affronta la sfida della qualificazione professionale. Dal prossimo novembre anche i tecnici delle Op dovranno infatti essere abilitati secondo quanto prevede il Pan (Piano di azione sugli usi sostenibili – si veda Terra e Vita 47/2014 pag. 6). L’Emilia-Romagna è avanti: la rete tecnica di Agrintesa ha già preso parte ai primi corsi di formazione (25 ore) per consulenti organizzati in questa regione. Altrove il rapporto tra amministrazioni locali e Op potrebbe invece presto trovare nuovi equilibri. «La rete dell’Op Assofruit di Scanzano Jonico (Mt) – descrive Giuditta Signorella – è formata da 5 tecnici che dipendono direttamente dalla struttura. Inoltre diverse aziende associate hanno un proprio tecnico interno». In questo modo vengono coperti tutti i 3mila ettari di drupacee, agrumi e fragola di questa Op concentrati soprattutto tra Basilicata, Puglia e Calabria. Alcune regioni del Sud accusano ritardi nella predisposizione dei supporti necessari per favorire l’adozione dei sistemi di produzione integrata. La nuova Pac, con l’imminente riprogrammazione dei Psr consente di porre rimedio a questa situazione. «La Basilicata ad esempio – informa Nicola Vallinoto, libero professionista che opera in Assofruit – punta a favorire le società private di consulenza in grado di fornire servizi come il trasferimento di conoscenze previsto dal Pan (la regione ha appena “privatizzato” anche il controllo funzionale delle irroratrici ndr)». Una “valorizzazione” del contributo dei tecnici che potrebbe essere ottenuto modificando le modalità di accesso ai contributi all’assistenza tecnica previsti dal Psr. Nella misura 114 della vecchia programmazione passavano infatti indirettamente attraverso le aziende agricole che ne facevano ricorso. Nel nuovo Psr queste risorse dovrebbero invece essere indirizzate direttamente alle società di consulenza. Un modo per rendere il valore (e il costo) dell’assistenza tecnica più esplicito. Si tratta del resto di un fattore chiave per la nostra competitività: solo così la frutta continuerà a fruttare.

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