Il
Consiglio di Stato conferma una scelta già fatta sul piano politico dall’Italia
con la firma il 23 gennaio scorso da parte del
ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, del Ministro delle politiche
agricole Maurizio Martina e di quello dell’Ambiente, Gian Luca Galletti del
decreto che sancisce il divieto di coltivazione di mais Ogm MON810 per un
periodo di ulteriori 18 mesi dalla sua entrata in vigore, soluzione questa che
risulta legittimamente adottata dopo il via libera del Consiglio di Stato stesso
che ha respinto il ricorso contro il precedente decreto. Un intervento
necessario – precisa la Coldiretti - in attesa del via libera finale alla
direttiva Europea che consentira' ai Paesi membri dell'Ue di limitare o
proibire la coltivazione di organismi geneticamente modificati (ogm) sul
territorio nazionale. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la
decisione del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso dell'imprenditore
agricolo Giorgio Fidenato che aveva impugnato il decreto del Governo che vieta
la coltura del mais geneticamente modificato in Italia. Una scelta coerente con
quanto chiedono quasi otto italiani su dieci che sono contrari al biotech nei
campi, ma anche con gli ultimi orientamenti produttivi che stanno decretando il
flop delle semine ogm in Europa. Secondo l’analisi della Coldiretti calano
infatti del 3 per cento i terreni seminati con organismi geneticamente
modificati (ogm) in Europa nel 2014 a conferma della crescente diffidenza nei
confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse, secondo l’analisi del
rapporto annuale 2014 dell’ “International Service for the Acquisition of
Agri-biotech Applications” (ISAAA). La superficie ogm in Europa nel 2014 si è
ridotta ad appena 143.016 ettari di mais
Bt coltivati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione. Peraltro ben
il 92 per cento di mais biotech europeo è coltivato in Spagna dove sono stati
seminati 131.538 ettari mentre le superfici coltivate sono residuali in
Portogallo, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca. Per l’Italia gli organismi
geneticamente modificati (ogm) in agricoltura - conclude la Coldiretti - non
pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono
un modello di sviluppo che è il grande alleato dell'omologazione e il grande
nemico del Made in Italy”.
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