giovedì 12 febbraio 2015

Riso in Italia, crescono le sementi non certificate

Il settore risicolo italiano, eccellenza riconosciuta a livello comunitario, sta vivendo una fase fortemente critica: non solo la superficie coltivata sta diminuendo, ma anche si assiste al proliferare delle coltivazioni basate su sementi non certificate, un fenomeno che coinvolge in Italia il 30% della superficie coltivata a riso e che mette in serio pericolo la tracciabilità e l'innovazione varietale. A lanciare questo appello è Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende sementiere in Italia, nel corso della Giornata nazionale di aggiornamento agronomico e varietale del riso, promossa dall’Ente nazionale risi e dal Cra-Sperimentazione e controllo sementi (l’ex Ense), in collaborazione con le organizzazioni sementiere. Svoltasi presso il Centro ricerche dell'Ente nazionale risi a Castello D'Agogna (Pavia), la giornata ha messo al centro dell'attenzione i dati 2014 della certificazione ufficiale delle sementi di riso e le ultime novità varietali delle aziende, che saranno introdotte con la nuova campagna di semina. Secondo i dati diffusi in 4 anni, dal 2011 al 2014, le superfici destinate alla moltiplicazione del riso da seme sono scese da 13.700 ettari a 9.700 mila ettari, il 30% in meno. Parallelamente le superfici coltivate sono anch’esse diminuite nello stesso periodo, passando da 246.500 ettari a 219.500 ettari, con un calo del 10%. “Non si può fare a meno di rilevare la forte contrazione della produzione di sementi certificate, rispetto al calo delle superfici investite a riso per il consumo – evidenzia Assosementi. L’impiego di sementi certificate è il solo strumento che garantisce la sanità e la germinabilità del seme, oltre che la sua identità varietale, e quindi è il presupposto indispensabile per garantire produzioni di qualità e sicure per il consumatore”. Per l'associazione le sementi di riso non certificate, oltre a nascondere comportamenti illegali, impediscono lo sviluppo del miglioramento genetico e della costituzione di nuove varietà, che hanno ad esempio permesso all’Italia di iscrivere nel Registro nazionale delle varietà negli ultimi dieci anni oltre 70 nuove varietà di riso, in grado di assicurare rese migliori a livello qualitativo e quantitativo e maggiore resistenza alle malattie. “In un momento di forte concorrenza dei paesi terzi, il miglioramento e la crescita della filiera risulta estremamente strategica", aggiunge Massimo Biloni, coordinatore del Gruppo riso di Assosementi. "Per questo è importante che i nostri risicoltori non rinuncino all’impiego di seme certificato, unica arma a nostra disposizione per mantenere alta la competitività in un settore in cui il nostro Paese è sempre stato all’avanguardia in Europa”.

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