Il
settore risicolo italiano, eccellenza riconosciuta a livello comunitario, sta
vivendo una fase fortemente critica: non solo la superficie coltivata sta
diminuendo, ma anche si assiste al proliferare delle coltivazioni basate su
sementi non certificate, un fenomeno che coinvolge in Italia il 30% della
superficie coltivata a riso e che mette in serio pericolo la tracciabilità e
l'innovazione varietale. A lanciare
questo appello è Assosementi, l’associazione che riunisce le aziende sementiere
in Italia, nel corso della Giornata nazionale di aggiornamento agronomico e
varietale del riso, promossa dall’Ente nazionale risi e dal Cra-Sperimentazione
e controllo sementi (l’ex Ense), in collaborazione con le organizzazioni
sementiere. Svoltasi presso il Centro ricerche dell'Ente nazionale risi a
Castello D'Agogna (Pavia), la giornata ha messo al centro dell'attenzione i
dati 2014 della certificazione ufficiale delle sementi di riso e le ultime novità
varietali delle aziende, che saranno introdotte con la nuova campagna di
semina. Secondo i dati diffusi in 4
anni, dal 2011 al 2014, le superfici destinate alla moltiplicazione del riso da
seme sono scese da 13.700 ettari a 9.700 mila ettari, il 30% in meno.
Parallelamente le superfici coltivate sono anch’esse diminuite nello stesso
periodo, passando da 246.500 ettari a 219.500 ettari, con un calo del 10%. “Non
si può fare a meno di rilevare la forte contrazione della produzione di sementi
certificate, rispetto al calo delle superfici investite a riso per il consumo –
evidenzia Assosementi. L’impiego di sementi certificate è il solo strumento che
garantisce la sanità e la germinabilità del seme, oltre che la sua identità
varietale, e quindi è il presupposto indispensabile per garantire produzioni di
qualità e sicure per il consumatore”. Per l'associazione le sementi di riso non
certificate, oltre a nascondere comportamenti illegali, impediscono lo sviluppo
del miglioramento genetico e della costituzione di nuove varietà, che hanno ad
esempio permesso all’Italia di iscrivere nel Registro nazionale delle varietà
negli ultimi dieci anni oltre 70 nuove varietà di riso, in grado di assicurare
rese migliori a livello qualitativo e quantitativo e maggiore resistenza alle
malattie. “In un momento di forte concorrenza dei paesi terzi, il miglioramento
e la crescita della filiera risulta estremamente strategica", aggiunge
Massimo Biloni, coordinatore del Gruppo riso di Assosementi. "Per questo è
importante che i nostri risicoltori non rinuncino all’impiego di seme
certificato, unica arma a nostra disposizione per mantenere alta la
competitività in un settore in cui il nostro Paese è sempre stato
all’avanguardia in Europa”.
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