venerdì 1 dicembre 2017

Clementine sottocosto un danno per l’agricoltura

La vendita al dettaglio a prezzi falsati deprime il potere contrattuale del prodotto

“Giungono segnalazioni di casi di messa in vendita al pubblico di clementine calabresi a 50 centesimi al chilogrammo. Un importo che non copre i costi vivi di produzione, lavoro, imballaggio e trasporto che devono sostenere le aziende e le cooperative agricole. Questa dinamica innesca la depressione delle quotazioni all’origine, in una logica, incomprensibile, al ribasso che penalizza le imprese agricole”. Lo evidenzia la Cia-Agricoltori Italiani ponendo l’accento sull’iniziativa commerciale di una catena della Gdo, in atto in questi giorni. Sottolinea la Cia “sosteniamo da sempre la necessità di applicare correttamente -anche in ambito comunitario- la regolamentazione sulle pratiche commerciali sleali di cui l’Italia si è dotata. Siamo preoccupati -conclude la Cia- dalle scelte di alcune catene, a cui fa riferimento il caso portato ad esempio, perché, per le organizzazioni agricole, la Gdo è e deve essere un importante alleato per le politiche di filiera che rafforzino e valorizzino i prodotti agricoli italiani di qualità”. CIA Agricoltori Italiani

Confagricoltura: "Vendite sottocosto di clementine nei supermercati è economicamente scorretto"

“Abbiamo appreso di casi di messa in vendita al pubblico di clementine calabresi a 50 centesimi al kg. L’importo non copre certo i costi di produzione, lavoro, imballaggio e trasporto che devono sostenere le aziende agricole. Così si deprimono le quotazioni all’origine, in una politica al ribasso che strangola le imprese produttrici”. Lo sottolinea in una nota Confagricoltura.

Osserva Confagricoltura: “Abbiamo sempre sostenuto la necessità di applicare correttamente – anche possibilmente in un quadro comunitario come dovrebbe prevedere a breve Bruxelles – la regolamentazione sulle pratiche commerciali sleali di cui l’Italia si è già dotata. Siamo rammaricati dalle scelte di alcune catene, a cui fa riferimento il caso suddetto, perché, per noi, la GDO è e deve essere un prezioso alleato per politiche di filiera che rafforzino e valorizzino i prodotti agricoli di qualità”.

Grido d’allarme dei produttori calabresi di clementine. Sui banconi di alcuni supermercati – in particolare aderenti a Unicoop Firenze – le clementine sono state messe in vendita al prezzo di 50 centesimi al chilo ovvero ad una quotazione inferiore al costo di produzione e questo fuori da qualsiasi promozione o offerta speciale.
“Un prezzo del genere per un prodotto salubre e di qualità come la clementina calabrese, un prodotto che comporta lavoro, fatica e cura dei dettagli per chi lo produce è un’offesa all’agricoltura, alla dignità dell’agricoltore ma anche al buon senso” afferma il presidente del Consorzio della Clementina Calabrese IGP Giorgio Salimbeni.

“Non possiamo fare i produttori a queste condizioni, a ricavo zero, per di più – sottolinea Salimbeni – in un’annata che registra una produzione inferiore al 30% rispetto alla media ma che presenta frutti di ottimo livello qualitativo. Un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, rispettosa delle regole sul lavoro non può essere trattata così. Queste politiche della GDO non solo ci mettono in ginocchio ma alimentano i delinquenti, il caporalato, la cattiva agricoltura con cui noi non vogliamo avere nulla da spartire. Servono regole, il ministro Martina deve fare qualcosa”.

Il caso ha raggiunto le rappresentanze nazionali dell’ortofrutta. Antonio Schiavelli, presidente del’Unione Nazionale dei Produttori UNAPROA, infatti aggiunge: “Praticare prezzi così al ribasso è un’operazione che non sta in piedi. La depressione del valore di un prodotto di eccellenza come la clementina calabrese è un danno per tutta la filiera, danneggia la stessa grande distribuzione che si fa del male da sola appiattendo la marginalità a livelli inesistenti. Per i produttori poi è un segnale bruttissimo, significa che non c’è consapevolezza, manca rispetto per il lavoro in campagna, significa che non si coglie il valore di un prodotto e non si vuole vedere l’eticità di un prodotto coltivato secondo le regole”. “È necessario a questo punto un cambiamento radicale, altrimenti – conclude il presidente UNAPROA – una differenza di poche decine di centesimi arrecherà danni irreparabili all’agricoltura del Sud e della Calabria in particolare dove la clementina è il principale prodotto agricolo”.

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