lunedì 6 ottobre 2014

Olio di oliva, la Spagna domina il mercato internazionale. Boom delle importazioni in Italia

Il mondo dell’olio di oliva è sempre più monopolizzato dalla Spagna. Con una produzione record di 1,8 milioni di tonnellate nel 2013/14 la Spagna- segnala Ismea sulla base dei dati Istat sul commercio estero relativi ai primi sei mesi di quest’anno - sta dilagando quest’anno sui mercati internazionali dell’olio d’oliva. Anche l’Italia, primo mercato a livello mondiale, ha acquistato da Madrid un quantitativo quattro volte superiore a quello del primo semestre 2013, coprendo, con i soli arrivi dalla Spagna, l’88% delle importazioni nazionali.Complessivamente, tra gennaio e giugno 2014, l’Italia ha acquistato dall’estero 330 mila tonnellate di oli (oltre il 40% in più su base annua), toccando uno dei livelli più elevati degli ultimi 15 anni. Con 687 milioni di euro la spesa è però aumentata a un tasso più contenuto, attorno al +12%. I bassi prezzi degli oli iberici, in calo su base annua del 25% nel segmento dell’extra e del 30% in quello del lampante, hanno quindi attutito l’impatto del boom delle importazioni dalla Spagna, se non altro in termini economici. Da rilevare - spiega ancora l’Ismea - che grazie al buon andamento delle esportazioni, che hanno superato le 212 mila tonnellate (+12,5% sul primo semestre 2013), per un controvalore di 688 milioni di euro (+2%), la bilancia commerciale italiana resta in attivo, anche se più vicina al pareggio, con un surplus di 618 mila euro. Sul fronte delle esportazioni a crescere sono soprattutto le vendite di oli di oliva vergini ed extravergini, in particolare nei mercati nordamericani, con progressi del 19 e del 6 per cento rispettivamente in volume e valore. Al contrario, segna una battuta d’arresto l’export di oli italiani in Cina, mentre aumentano le spedizioni in Giappone, in Russia e nei Paesi scandinavi. I dati sul commercio con l’estero, conclude l’Ismea, riflettono uno scenario internazionale dominato dalla superproduzione iberica. Un quadro destinato però a mutare con la nuova campagna, in previsione di un forte calo produttivo in Spagna e di una situazione tutt’altro che favorevole anche in Italia. 

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