Abbattuto un moloch sulla strada della trasparenza perfetta
dell’agroalimentare made in Italy. Una pronuncia del Collegio del Consiglio di
Stato ha riconosciuto il diritto della Coldiretti ad accedere ai dati del
ministero della Salute relativi alle importazioni di latte, formaggi e tutti i
derivati dirette alle singole aziende. La Coldiretti combatte da anni la
battaglia per la sicurezza alimentare in nome del diritto del consumatore a
essere informato correttamente sui cibi che porta in tavola. Un obiettivo che
si affianca alla difesa dei redditi dei produttori agricoli penalizzati
dall’import selvaggio di materia prima che una volta lavorata in Italia si
fregia poi dei colori nazionali. Più volte la richiesta della Coldiretti era
stata rispedita al mittente dall’amministrazione. E contro tale richiesta si
era pronunciato anche il Tar. Ora però il Consiglio di Stato, riconoscendo il
diritto a ottenere tutte le informazioni sui flussi commerciali, ha infranto un
tabù e dunque da questo momento sarà più facile cancellare “il segreto di
Stato” su tutti i prodotti agricoli. La bocciatura della domanda di accesso ai
dati era stata motivata dall’esistenza dell’obbligo di indicazione dell’origine
della materia prima su latte e derivati considerata già sufficiente a garantire
il consumatore. La trasparenza sugli acquisti esteri rappresenta invece,
secondo la nuova interpretazione, un elemento di ulteriore garanzia
dell’etichetta super trasparente.
Il Consiglio di Stato ha riconosciuto infatti la congruità
della richiesta della Coldiretti volta a verificare “la corrispondenza e non
contraddittorietà fra le importazioni di latte e di prodotti a base di latte da
parte dei singoli operatori nazionali, da un lato, e le indicazioni fornite al
consumatore in etichetta a termini di legge circa l’origine delle materie prime
utilizzate dall’altro”. Finalità che rientrano tra quelle previste dalla nuova
normativa sull’accesso civico. Il Consiglio di Stato rileva che il diritto
d’accesso spetta a chiunque e dunque a maggior ragione nel caso posto dalla
Coldiretti che riguarda un mercato, quello lattiero-caseario, in cui
rappresenta la maggioranza degli operatori economici che tutela e per i quali
opera per favorirne lo sviluppo. E dunque la completa informazione dei
consumatori, oltre a garantire il diritto sancito dal Codice del consumo,
secondo quanto sottolinea il Consiglio di Stato, “può favorire un corretto e
regolato confronto concorrenziale, nonché un aumento dei consumi interni ed un
ulteriore sviluppo di quel mercato. Ciò è vero e dirimente anche laddove
dovesse tradursi in un danno per alcuni dei singoli operatori associati, posto
che l’eventuale pregiudizio dei singoli non può andare a detrimento delle
finalità associative statutariamente condivise”. Insomma vengono sposate in
pieno le tesi della Coldiretti secondo cui la trasparenza e credibilità nei
confronti dei consumatori sulla provenienza delle materie prime in un’economia
globalizzata può favorire lo sviluppo del mercato interno.
D’altra parte viene riconosciuta l’impossibilità, per
ricostruire la filiera delle importazioni di ogni singolo produttore nazionale
e verificare così la rispondenza tra etichetta dei prodotti e reali
importazioni dei singoli produttori, di limitarsi alla raccolta dei dati dai
propri iscritti o di ricavarli dal report periodico.
Non ci sono neppure le condizioni per un abuso di diritto
d’informazione in quanto la nuova norma sull’accesso riconosce i fondamentali
diritti dei consumatori alla tutela della salute; alla sicurezza e alla qualità
dei prodotti e dei servizi; ad una adeguata informazione e ad una corretta
pubblicità; all'esercizio delle pratiche commerciali secondo principi di buona
fede, correttezza e lealtà; all'educazione al consumo; alla correttezza, alla
trasparenza ed all'equità nei rapporti contrattuali; alla promozione e allo
sviluppo dell'associazionismo libero, volontario e democratico tra i
consumatori e gli utenti; all'erogazione di servizi pubblici secondo standard
di qualità e di efficienza.”. Con l’etichetta trasparente e le informazioni sui
flussi commerciali si opera “un controllo diffuso sull’attività amministrativa”
perseguita dalla nuova legge sull’accesso civico.
Il Consiglio di Stato smonta anche la teoria secondo la
quale l’accesso potrebbe compromettere i diritti degli operatori economici
importatori. L’Amministrazione non può trincerarsi dietro un rischio generico e
astratto, ma deve motivare, in modo puntuale, la effettiva sussistenza di un
reale e concreto rischio degli interessi degli operatori che importano la
materia prima.
Si tratta dunque di una presa di posizione particolarmente
rilevante che sostiene, anche sul piano giuridico, una politica innovativa
nell’agroalimentare centrata sulla qualità, la distintività, la sicurezza e la
difesa dei redditi agricoli.
Fonte: Il Punto Coldiretti
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