lunedì 11 marzo 2019

I prezzi dei prodotti agricoli sempre più al ribasso


I prezzi dei prodotti agricoli sono così svalutati da mettere a repentaglio ambiente, lavoro, salute e legalità. Al Mipaaft un convegno per ripensare il mercato agroalimentare e sensibilizzare i consumatori.

Il prezzo del cibo non è mai stato così basso, e anche il compenso per il lavoro svolto da chi lo produce è iniquo. L’agricoltura non riesce a compensare chi lavora nel settore, fenomeno particolarmente accentuato nelle zone montane. Per parlare del problema al Mipaaft la Mountain Partnership/FAO ha organizzato un convegno “Un giusto prezzo per un prodotto agricolo di qualità”.

I costi per i prodotti dell’agricoltura sono sempre più spinti al ribasso, e i danni ricadono sull’ambiente e sulla salute dei consumatori, generando condizioni di illegalità. Sui campi italiani un chilo di pomodori da passata viene pagato 8 centesimi, il grano duro 20, le arance dagli 8 ai 10 al chilo e un litro di latte di pecora 55 . Al convegno sono intervenuti vari rappresentanti di Cooperative che cercano di invertire questo trend negativo. Ad esempio, NaturaSì paga i pomodori 33 centesimi al chilo, le arance 40, il grano 47 e un litro di latte 1 euro. Emblematica anche la testimonianza di Vincenzo Linarello, presidente di Goel che in Calabria nonostante la presenza della criminalità organizzata è riuscito a creare un modello di filiera esemplare, creando lavoro stabile e dimostrando come l’etica possa essere efficace oltre che giusta.

Sono soprattutto i produttori delle zone montane che vedono i loro compensi ridursi, questo per via di una filiera con troppi intermediari che non ripaga dei costi sostenuti. Proprio per tutelare una categoria di produttori che rischia di estinguersi, nel 2002 l’Italia e la Svizzera in collaborazione con la FAO, hanno fondato la Mountain Partnership, rappresentata da Giorgio Grossu, l’alleanza delle Nazioni Unite che si dedica allo sviluppo sostenibile delle regioni montane di tutto il mondo, contando 350 membri fra cui 60 governi e 290 Organizzazioni della società civile. Sono proprio le zone montuose quelle più marginalizzate, in termini sociali, politici ed economici. Grammenos Mastrojeni, coordinatore Ecosostenibilità, cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri sottolinea l’importanza di mantenere la presenza di popolazioni nelle zone montuose: “Dare una remunerazione adeguata ai produttori di montagna dà un senso di giustizia: i produttori di montagna sono i più vulnerabili e i più poveri”.

Eppure la domanda sorge spontanea a qualsiasi consumatore; perché dovrei pagare un prodotto di più? Cosa me ne torna? A queste domande si può rispondere solo sensibilizzando le persone all’idea che un prezzo al ribasso distrugge non solo le filiere che si impegnano a promuovere i loro prodotti rispettando l’ambiente, ma anche la salute dei cittadini, evidenziando che un risparmio illusorio può tramutarsi in costi enormi per la sanità. Basti pensare che secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della sanità nel mondo si registrano 26 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi all’anno con 258.000 decessi. Inoltre studi scientifici dimostrano come l’esposizione cronica ai pesticidi determini un incremento significativo di contrarre malattie come cancro, diabete e patologie cronico-degenerative. Anche i dati sull’erosione dei suoli meritano una riflessione: l’Europa ha perso un valore complessivo pari a 1,25 miliardi di euro di perdita di produttività causata dall’erosione e l’Italia ben 619 milioni di euro. L’impoverimento dei suoli è un rischio che disegna uno scenario allarmante nel panorama internazionale: tra poco più di tre decenni circa 4 miliardi di persone vivranno in aree aride e in 700 milioni saranno costretti ad emigrare. Gli esperti spiegano che il degrado del suolo in corso a livello mondiale è strettamente correlato agli stili di vita ad alto consumo nelle economie più sviluppate, combinato all’aumento delle nuove economie in via di sviluppo ed emergenti.

La ricetta magica non esiste, ma solo attraverso una corretta comunicazione e un modo diverso di agire dei consumatori e dei mercati si può sostenere una produzione agricola di qualità. A concludere il convegno è stata la sottosegretaria Mipaaft Alessandra Pesce: “Si devono individuare interventi organici, mirati a favorire i processi di aggregazione tra i produttori, che permettono una riduzione dei costi di produzione e un più forte potere contrattuale”. Il supporto delle istituzioni è fondamentale per incentivare le produzioni che rispettano ambiente, salute e lavoro. Ma solo informando i consumatori sul “perché” dietro un prodotto di qualità vi siano innumerevoli vantaggi si potrà cambiare il paradigma di un’industria agroalimentare che sfrutta solo le ricchezze naturali, portandoli a comprendere che un prezzo al ribasso può tradursi in un costo molto alto per l’intera comunità e il pianeta.

Fonte: La Stampa
Autore: Federico Ruggeri

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