I prezzi dei prodotti agricoli sono così svalutati da
mettere a repentaglio ambiente, lavoro, salute e legalità. Al Mipaaft un
convegno per ripensare il mercato agroalimentare e sensibilizzare i consumatori.
Il prezzo del cibo non è mai stato così basso, e anche il
compenso per il lavoro svolto da chi lo produce è iniquo. L’agricoltura non
riesce a compensare chi lavora nel settore, fenomeno particolarmente accentuato
nelle zone montane. Per parlare del problema al Mipaaft la Mountain
Partnership/FAO ha organizzato un convegno “Un giusto prezzo per un prodotto
agricolo di qualità”.
I costi per i prodotti dell’agricoltura sono sempre più
spinti al ribasso, e i danni ricadono sull’ambiente e sulla salute dei
consumatori, generando condizioni di illegalità. Sui campi italiani un chilo di
pomodori da passata viene pagato 8 centesimi, il grano duro 20, le arance dagli
8 ai 10 al chilo e un litro di latte di pecora 55 . Al convegno sono
intervenuti vari rappresentanti di Cooperative che cercano di invertire questo
trend negativo. Ad esempio, NaturaSì paga i pomodori 33 centesimi al chilo, le
arance 40, il grano 47 e un litro di latte 1 euro. Emblematica anche la
testimonianza di Vincenzo Linarello, presidente di Goel che in Calabria
nonostante la presenza della criminalità organizzata è riuscito a creare un
modello di filiera esemplare, creando lavoro stabile e dimostrando come l’etica
possa essere efficace oltre che giusta.
Sono soprattutto i produttori delle zone montane che vedono
i loro compensi ridursi, questo per via di una filiera con troppi intermediari
che non ripaga dei costi sostenuti. Proprio per tutelare una categoria di
produttori che rischia di estinguersi, nel 2002 l’Italia e la Svizzera in
collaborazione con la FAO, hanno fondato la Mountain Partnership, rappresentata
da Giorgio Grossu, l’alleanza delle Nazioni Unite che si dedica allo sviluppo
sostenibile delle regioni montane di tutto il mondo, contando 350 membri fra
cui 60 governi e 290 Organizzazioni della società civile. Sono proprio le zone
montuose quelle più marginalizzate, in termini sociali, politici ed economici.
Grammenos Mastrojeni, coordinatore Ecosostenibilità, cooperazione allo sviluppo
del Ministero degli Affari Esteri sottolinea l’importanza di mantenere la
presenza di popolazioni nelle zone montuose: “Dare una remunerazione adeguata
ai produttori di montagna dà un senso di giustizia: i produttori di montagna
sono i più vulnerabili e i più poveri”.
Eppure la domanda sorge spontanea a qualsiasi consumatore;
perché dovrei pagare un prodotto di più? Cosa me ne torna? A queste domande si
può rispondere solo sensibilizzando le persone all’idea che un prezzo al
ribasso distrugge non solo le filiere che si impegnano a promuovere i loro
prodotti rispettando l’ambiente, ma anche la salute dei cittadini, evidenziando
che un risparmio illusorio può tramutarsi in costi enormi per la sanità. Basti
pensare che secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della sanità nel
mondo si registrano 26 milioni di casi di avvelenamento da pesticidi all’anno
con 258.000 decessi. Inoltre studi scientifici dimostrano come l’esposizione
cronica ai pesticidi determini un incremento significativo di contrarre
malattie come cancro, diabete e patologie cronico-degenerative. Anche i dati
sull’erosione dei suoli meritano una riflessione: l’Europa ha perso un valore
complessivo pari a 1,25 miliardi di euro di perdita di produttività causata
dall’erosione e l’Italia ben 619 milioni di euro. L’impoverimento dei suoli è
un rischio che disegna uno scenario allarmante nel panorama internazionale: tra
poco più di tre decenni circa 4 miliardi di persone vivranno in aree aride e in
700 milioni saranno costretti ad emigrare. Gli esperti spiegano che il degrado
del suolo in corso a livello mondiale è strettamente correlato agli stili di
vita ad alto consumo nelle economie più sviluppate, combinato all’aumento delle
nuove economie in via di sviluppo ed emergenti.
La ricetta magica non esiste, ma solo attraverso una
corretta comunicazione e un modo diverso di agire dei consumatori e dei mercati
si può sostenere una produzione agricola di qualità. A concludere il convegno è
stata la sottosegretaria Mipaaft Alessandra Pesce: “Si devono individuare
interventi organici, mirati a favorire i processi di aggregazione tra i produttori,
che permettono una riduzione dei costi di produzione e un più forte potere
contrattuale”. Il supporto delle istituzioni è fondamentale per incentivare le
produzioni che rispettano ambiente, salute e lavoro. Ma solo informando i
consumatori sul “perché” dietro un prodotto di qualità vi siano innumerevoli
vantaggi si potrà cambiare il paradigma di un’industria agroalimentare che
sfrutta solo le ricchezze naturali, portandoli a comprendere che un prezzo al
ribasso può tradursi in un costo molto alto per l’intera comunità e il pianeta.
Fonte: La Stampa
Autore: Federico Ruggeri
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